Cosa fa un graphic designer? Questa figura si occupa della comunicazione visiva attraverso software e strumenti manuali, realizzando un prodotto grafico che veicola un messaggio, il quale sarà utile per il suo pubblico di riferimento. In questo articolo vediamo nel dettaglio di cosa si occupa un graphic designer e quali sono le prospettive lavorative in questo settore.
Cosa fa un graphic designer: le 8 fasi per realizzare un progetto
Il graphic design, o progettazione grafica, è una disciplina che riesce ad unire perfettamente arte, comunicazione e scienza, ed è definita come l’arte della progettazione dei contenuti visivi e testuali che aiutano a veicolare un messaggio al target di riferimento.
È la disciplina che permette di creare dei materiali visivi grazie a testi, immagini e colori per comunicare un messaggio.
Il design si occupa di analizzare un problema che viene risolto da un prodotto visivo come i manifesti, i libri, le pubblicità, il packaging, i loghi, le insegne, le interface utente ed i siti internet.
Il graphic design si pone come mediatore traducendo le informazioni in modo comprensibile e visibile a tutti.
È progettazione, perché il graphic design deve raggiungere un obiettivo attraverso un processo che ha dei principi strutturati e ben definiti.
In passato con il termine grafico si indicavano i tecnici della macchine di stampa, oggi invece con il termine graphic designer si intende un professionista che ha la capacità di creare artefatti visivi che diffondono un messaggio tramite immagini e testo.
Le 8 fasi seguite da un graphic designer per realizzare un progetto grafico sono:
- BRIEF: è la fase in cui il cliente spiega al grafico quali sono i suoi obiettivi e cosa vuole raggiungere, qui il graphic designer ottiene il maggior numero di informazioni come i valori del brand, le idee del committente, quali sono i concorrenti, qual è il target di riferimento e soprattutto i tempi di consegna;
- ANALISI: prima di iniziare un qualsiasi progetto è fondamentale studiare il brief e chiedere anche chiarimenti per un lavoro efficace;
- RICERCA: momento in cui vengono reperite più informazioni possibili sul progetto, sull’azienda ed i suoi servizi, o sui prodotti da pubblicizzare. Un buon risultato si ottiene con l’analisi del mercato di riferimento per vedere il lavoro dei competitor;
- ISPIRAZIONE: in questa fase è bene lasciarsi guidare dalle proprie idee ispirandosi ad immagini, colori e caratteri navigando sul web, leggendo libri o guardando dei film. Da ogni forma d’arte è possibile trarre ispirazione;
- CONCEPT: una volta avute le idee bisogna realizzare un concept con più versioni grafiche della propria prospettiva, mantenendo sempre fisso l’obiettivo da raggiungere;
- REALIZZAZIONE: è la fase in cui le idee si trasformano in vere grafiche da presentare successivamente al cliente;
- REVISIONE: per un’ottima revisione del lavoro è importante fare prima una pausa dal progetto per poi riprenderlo con mente più leggera per trovare punti da ottimizzare o migliorare. In questa fase va finalizzato il progetto da presentare in modo che sia chiaro e d’impatto;
- PRESENTAZIONE: per il successo di un progetto bisogna creare un’ottima presentazione in modo che il cliente sia compiaciuto e stupido dalle idee e dalla realizzazione grafica. In questo caso il graphic designer dovrà essere in grado anche di esporre chiaramente i motivi della sua scelta.
Il graphic design è una forma di espressione creativa che ha un fine di tipo comunicativo, commerciale ed informatico.
La differenza con un’opera d’arte è che l’artista ha la sua piena libertà di espressione e non deve necessariamente veicolare un messaggio, al contrario il graphic designer deve attenersi a delle regole ben definite di leggibilità e di utilizzo dei colori per provocare una reazione precisa al suo target di riferimento.
Cosa fa un graphic designer: un po’ di storia del graphic design
Il termine graphic design risale al 1922, quando William Addison Dwiggins usa questa espressione per spiegare come aveva organizzato e gestito le immagini nelle sue opere.
Dalla fine dell’800 con la rivoluzione industriale libri, manifesti, riviste e pubblicità diventano prodotti di massa, grazie alle macchine tipografiche, che raggiungevano sempre più consumatori che avevano desiderio di informarsi, intrattenersi ed istruirsi.
A Parigi nasce la professione dell’affichiste, con Jules Chéret e Henri de Toulouse-Lautrec che danno origine al manifesto moderno, dove il testo perde il valore didascalico per essere maggiormente decorativo ed estetico.
In questi anni Leonetto Cappiello si trasferisce a Parigi dove sviluppa il suo personale linguaggio fatto di folletti e mascherine, che saranno parte dei suoi manifesti famosi per Campari.
L’erede di Cappiello sarà Severo Pozzati, Sepo che comprende meglio la centralità della comunicazione e del messaggio pubblicitario.
Le aziende cominciarono ad avere sempre più la necessità di vendere attraverso un’immagine riconoscibile, e da qui nasce oltre al prodotto, il brand.
Coca Cola è l’esempio più grande di brand riconoscibile in tutto il mondo con i suoi annunci pubblicitari, il design dei contenitori e delle bottiglie, i gadget ed i testimonial, tra cui Babbo Natale vestito di rosso.
In pochi anni i manifesti pubblicitari vengono affiancati da quelli propagandistici della Prima Guerra Mondiale. Il nemico è sempre raffigurato antropomorfo, mentre l’eroe è sempre bello, fiero e pronto a combattere per la sua patria.
Con la Prima Guerra Mondiale la produzione industriale si interrompe bruscamente, con ripercussioni anche sul design e sulla comunicazione.
Ma in questo periodo cominciano a nascere le prime scuole d’arte e di design dove venivano testati i nuovi linguaggi di comunicazione.
La più celebre di tutte fu la Bauhaus nata con l’obiettivo di unire l’arte e l’artigianato con la produzione industriale per unire il valore estetico a quello tecnico e funzionale. Tra i più grandi personaggi che insegnarono nella scuola ci furono Kandinskij e Paul Klee, e fu diretta da Ludwig Mies van der Rohe da cui abbiamo ereditato la sua celebre frase “Less is More”.
Lo stile popolare di quel periodo era l’Art Deco spesso accostato al cinema, alla moda e tutti i beni di lusso. È il periodo delle riviste di moda come Vogue e Harper’s Bazaar, che rivoluzionano l’industria editoriale americana.
Negli Stati Uniti iniziava a prendere piede il movimento modernista nato in Europa, utilizzato nella grafica e comunicazione pubblicitaria insieme alle discipline di psicologia e psicoanalisi.
Nascevano i font più usati ancora oggi quali l’Helvetica e l’Univers, che vennero usati dalle più grandi agenzie per la nuova moda estetica di utilizzare caratteri sans-serif.
Con il boom economico degli anni ’60 nasce l’azienda Olivetti, che dà vita alla macchina da scrivere portatile, la Lettera 22.
La Vespa di Gilberto Filippetti diventa un mito che trasmette un messaggio, dei valori e dei simboli che si collega alla tendenza internazionale della Pop Art.
In questi anni nasce la prima agenzia pubblicitaria italiana di Armando Testa, ed i suoi iconici manifesti Pirelli con figure su sfondo bianco per far risaltare il messaggio rispetto agli altri manifesti affissi sui muri.
Massimo Vignelli si trasferisce a New York e con Bob Noorda fondano l’Unimark International, lo studio pubblicitario italiano più importante del dopoguerra, con cui collaboreranno aziende come Knoll, A Ford, Benetton, Lancia, Ducati e American Airlines.
Uno dei suoi lavori più celebre è la pianta della metropolitana di New York, dove la sua tecnica ed il suo rigore sono riconoscibili.
Cosa fa un graphic designer: conoscenze e ambiti lavorativi
Il graphic designer è una figura che lavora nella comunicazione, in grado di veicolare messaggi ed idee in contenuti visivi.
Per un graphic designer la conoscenza teorica è fondamentale come i principi di base del design e della comunicazione, la teoria del colore, la percezione visiva, la tipografia e le numerose tecniche di stampa.
Inoltre, deve avere la conoscenza dei programmi come Photoshop Adobe Illustrator, InDesign, Premiere, After Effects e XD.
La curiosità è una skills che non può mancare, perché essere sempre aggiornati sulle nuove tendenze e sapere come la comunicazione evolve, è un punto cruciale per realizzare dei progetti di qualità.
Un graphic designer deve saper disegnare perché questa predisposizione è di aiuto per la creazione di elaborati grafici quali i marchi, le icone e tutti gli elementi decorativi, soprattutto quando si vuole produrre degli schizzi esplicativi per clienti o colleghi.
Non avere conoscenza delle basi del disegno può essere un limite per la realizzazione di alcuni progetti, e per questo nelle aziende ci sono diversi professionisti con competenze diversificate ma che in comune hanno le conoscenze di fotografia e di impaginazione grafica e web.
Il settore principale dove un graphic designer lavora è quello del marketing, poiché è in grado di comunicare efficacemente un brand o la promozione di un prodotto.
Il graphic designer lavora sia come freelance collaborando con più aziende, sia in un’agenzia pubblicitaria lavorando con l’art director, il creative director, il copywriter e l’account manager.
È possibile che il graphic designer debba anche realizzare dei progetti di packaging design, ovvero la realizzazione di confezioni per scopo promozionale, in modo da attirare i clienti distinguendosi dalla concorrenza.
L’esperto in packaging deve occuparsi anche delle forme e dei materiali per realizzare prodotti sia esteticamente avvincenti, sia di qualità.
L’identità visiva di un brand o di un’azienda è fondamentale perché il modo di presentarsi, la maniera di proporre prodotti e servizi e la sua comunicazione online ed offline, deve essere sempre pertinente e coerente ai valori aziendali da trasmettere.
Il brand designer deve creare delle basi affinché il marchio sia riconoscibile nel tempo, rendendo ogni componente del brand coerente, un esempio importantissimo di brand designer è Paula Scher colei che ha creato l’identità grafica di Tiffany & Co.
Un altro settore di riferimento per un graphic designer è l’editoria dove il grafico editoriale si occupa dell’impaginazione dei magazines, dei giornali, dei cataloghi, degli eBook, dei libri, delle copertine o di una collana editoriale, ovvero di tutto quello che contiene immagini su carta stampata.
Il graphic designer può lavorare anche nella motion graphics, ovvero la grafica in movimento, e il suo lavoro è quello di studiare tutti i tipi di movimento per dare vita a quegli elementi che non ne hanno, per renderli più attrattivi.
È una professione molto richiesta in televisione, per le sigle e per gli spot, ma anche nel web per lo sviluppo delle app e per una migliore esperienza di navigazione.
I graphic designer devono avere conoscenze sia sull’uso di software di grafica, sia basi di psicologia, comunicazione e semiotica perché un graphic designer può specializzarsi in diversi settori e diventare quindi:
- BRAND DESIGNER: che rende un marchio esclusivo con lo studio del nome, dei segni riconoscibili del logo, dei colori e dei caratteri topografici che sono sviluppati da un’attività coordinata di comunicazione. Il Brand Design si occupa quindi dell’analisi e della progettazione di immagini grafiche che rappresentano l’identità aziendale ed il suo messaggio;
- WEB DESIGNER: colui che progetta l’usabilità e l’interfaccia dei siti web lavorando con uno sviluppatore web, e conosce i linguaggi di programmazione come HTML, PHP e CSS. Ha ottime conoscenze in User Interface Design, nella progettazione visiva, nello studio dei colori e nell’architettura delle informazioni;
- GRAFICO EDITORIALE: è colui che lavora nel settore editoriale e si occupa di impaginazioni professionali di magazine, di giornali, di brochures, degli eBook, dei libri e dei cataloghi;
- GRAFICO PUBBLICITARIO: si occupa di Advertising ovvero la disciplina della creazione della pubblicità che deve attirare il consumatore verso un prodotto o un servizio veicolando un messaggio. Un grafico pubblicitario lavora con art director e copywriter per creare un prodotto di qualità che possa vendere, ma anche informare e sensibilizzare l’utente finale;
- ILLUSTRATORE: colui che crea disegni ed illustrazioni nell’ambito editoriale per raccontare storie o dare informazioni al lettore;
- DESIGNER DI INFOGRAFICHE: che è un abile illustratore ed esperto nella ricerca di dati che elabora in prodotti visivi, i quali comunicano in modo semplice e diretto delle informazioni;
- MODELLATORE 3D: è il creativo che utilizza software di modellazione 3D per creare immagini o personaggi tridimensionali e sviluppa i movimenti dei personaggi per film o cartoni animati;
- ANIMATORE 2D: figura specializzata nell’animazione dei cartoni animati o motion graphic;
- TYPE DESIGNER: è il professionista specializzato nella creazione del disegno dei caratteri tipografici;
- PACKAGING DESIGNER: è il creativo che progetta packaging, ovvero scatole e contenitori che contengono un prodotto esprimendone il valore.
Cosa fa un graphic designer: i corsi Infobasic
Per diventare un graphic designer lo studio e la sperimentazione sono fondamentali per creare un proprio linguaggio comunicativo riconoscibile, e per sviluppare una propria sensibilità ed un approccio creativo ai progetti in modo da veicolare in modo efficace messaggi al pubblico.
La curiosità è importantissima per chi decide di intraprendere questa carriera perché le novità sono costanti, le mode cambiano ed i software sono sempre aggiornati per essere più performanti e permettere di realizzare progetti ancora più accattivanti.
L’istituto di Alta Formazione Infobasic da oltre 20 anni è specializzato nella formazione di figure professionali attraverso dei corsi e master teorici e pratici secondo la teoria del Learning By Doing, la quale dimostra l’importanza di mettere alla prova da subito le conoscenze acquisite nella parte teorica.
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